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domenica 14 maggio 2017 - 06:58
di Massimo Barbero

Dobbiamo andare a Carpi con una sola idea in testa: vincere per non avere rimpianti di sorta. Senza pensare a quello che succede a Frosinone, Cesena o altrove. Non sarà facile perché quella di Castori, per almeno un’ora, è la squadra che più ci ha messo in difficoltà al “Piola” a fine dicembre. Dopo un fine inverno decisamente in tono minore… sembra essersi ritrovata giusto in tempo per lo sprint conclusivo. Ora che vede i play off a portata di mano (per gli emiliani mi pare sarebbero certi anche con un pareggio col Novara) farà di tutto per non farseli sfuggire.

A suo modo quella di giovedì sera è una finale e come tale va giocata. Togliendosi il prima possibile dalla testa il tarlo che anche un’impresa da tre punti potrebbe non bastare perché ciò ci sottrarrebbe energie mentali e motivazioni che potrebbero risultare determinanti.

Eppoi siete così certi dell’affermazione del Frosinone su una Pro Vercelli ormai tranquilla? Io obietto che i risultati provenienti dagli altri campi (basta un successo di Cittadella, Benevento o Perugia per garantire la disputa dei play off almeno a quattro squadre) potrebbero far scemare anzitempo le motivazioni della squadra di Marino che a quel punto… potrebbe anche scegliere di risparmiarsi in vista della semifinale. D’accordo è solo un’ipotesi… forse un po’azzardata e dettata dal cuore… ma i risultati di questo finale di campionato ci hanno abituato a tutto ed al contrario di tutto (vedi la vittoria del Cesena a Trapani o i pareggi di Pisa e Latina già retrocesse) che non è il caso di rassegnarsi prima del dovuto.

Quella di ieri invece è stata una classica partita di fine stagione che, per una fortunata coincidenza di eventi, si è trasformata in una vera e propria festa dello sport (di vertice) novarese. All’ovazione (strameritata) per le ragazze della Igor si sono aggiunti gli applausi (altrettanto doverosi) per un Novara Calcio che il suo l’ha comunque fatto, anche in questa stagione. La risposta del pubblico (dal punto di vista della partecipazione) è stata la cosa più bella di un pomeriggio dal clima finalmente primaverile.

Per il resto quest’Entella priva del duo Caputo-Masucci (che a Chiavari ci aveva rovinato il Natale) non poteva rappresentare un ostacolo insormontabile per un Novara in grado di esprimersi su livelli almeno accettabili.

La prima mezzora di noia è stata vivacizzata solo dalle performance di Mainardi da Bergamo che dopo aver indirizzato la sfida di fine gennaio con il Pisa ha provato a fare il bis stavolta in un contesto decisamente meno propizio… per le sue originali interpretazioni.

L’ingresso di Chajia al posto dello sfortunato Chiosa (un grande in bocca al lupo ad un azzurro dal rendimento sempre affidabile!) ci ha permesso di ritrovare di colpo vivacità e pericolosità. Finalmente abbiamo cominciato ad entrare con più uomini in area di rigore biancoceleste ed è emersa tutta la fragilità di un avversario che nelle ultime 7 giornate ha raccolto 1 solo punto.

Circa il futuro… nelle scorse settimane avevo sospeso ogni giudizio. Per non farmi travolgere dalla delusione dopo la brutta sconfitta con il Brescia. Eppoi per non farmi condizionare dall’entusiasmo del successo di Cesena.

Stavolta posso dire di aver scritto a mente fredda (ho cominciato a metter giù gran parte di queste righe giovedì sera, ancor prima che Mds rivelasse pubblicamente le proprie intenzioni…). Ebbene  penso che se esiste una logica dietro al progetto intrapreso la scorsa estate… il rapporto con Teti e Boscaglia debba proseguire.

Il lavoro del buon Domenico in questo triennio cominciato a poche settimane dalle lacrime di Varese dev’essere senz’altro giudicato molto positivo. Ha abbinato risultati sportivi (immediata promozione e due campionati di B a cavallo della zona play off) ad una progressiva riduzione dei costi. Si è liberato, pian piano, delle “zavorre” delle precedenti gestioni, poi ha fatto anche “cassa” vendendo giocatori di livello assoluto (o scrollandosi di dosso i loro contratti onerosi, come nel caso di Pablo) senza che la competitività della squadra precipitasse. Nell’ultimo anno e mezzo ha dovuto reperire giocatori praticamente a costo zero, puntando quasi sempre su delle autentiche scommesse. D’accordo qualcuna l’ha persa (specialmente la scorsa estate), ma il suo  mercato di gennaio 2017 può essere consacrato come un autentico capolavoro.

Ragionando all’inverso, basti pensare cosa era stato il Novara nei tre anni trascorsi dalla partenza di Sensibile all’arrivo di Teti. Dal 2011 al 2014 si erano alternati sulla scrivania del Villaggio Azzurro Pederzoli, Giaretta, Cattani, Larini… senza trovare una parvenza di continuità tecnica (salvo che nell’illusione dei mesi della “remuntada”) con alle spalle l’ombra crescente di Faccioli. In quelle tre stagioni avevamo cambiato l’allenatore in corsa per ben sette volte  (due esoneri a testa per Tesser ed Aglietti, uno per Mondonico, Gattuso-Perrone e Calori).

Teti invece ci ha insegnato che non è mai troppo produttivo per la società di appartenenza scaricare subito tutte le colpe sull’allenatore di turno (ricordate la caduta di stile di Giaretta nei confronti del grande Tesser ad Ascoli?). Di volta in volta ha difeso (coi fatti) l’operato di Toscano, Baroni e Boscaglia salvo prendere (magari) decisioni diverse a bocce ferme, a fine stagione, quando c’era il tempo di fare una scelta ragionata.

In paio di anni fa ho scritto qualcosa del genere “Finchè continuo a vedere Teti lavorare a Novarello io rimango comunque tranquillo…”. Un attestato di stima che in precedenza avevo riservato solo a Sergio Borgo (l’era Sensibile è stata talmente travolgente da non lasciare il tempo per simili riflessioni). Teti e Borgo sono diversissimi per il loro modo di rapportarsi con la tifoseria. Sergione per poter rendere al massimo aveva bisogno di avere dalla sua la fiducia delle gente e l’entusiasmo della piazza e lavorava incessantemente, quasi 24 ore su 24, anche per questo. Domenico, forte di alcune esperienze all’estero dove il calcio è vissuto in maniera differente, è molto più distaccato. Non sarà mai un trascinatore di folle, ma nemmeno verrà mai trascinato alla deriva dagli umori della folla perché sa isolarsi da tutto in maniera impeccabile. Teti e Borgo così differenti, ma altrettanto efficaci per la causa, se si interpreta loro modo di lavorare in maniera corretta, senza pretendere di cambiarlo o peggio di stravolgerlo.

Da Teti a Boscaglia il ragionamento è quasi consequenziale. Il tecnico di Gela ha rispettato appieno le consegne estive: ha traghettato verso lidi sempre abbastanza tranquilli una squadra oggettivamente indebolita dando uno spazio sempre più importante ai giovani. Dunque perché cambiarlo se gli obiettivi in vista della prossima stagione rimarranno, più o meno, i medesimi? L’accusa di averci fatto vedere un gioco poco divertente è estremamente fragile. Quali squadre hanno proposto un calcio migliore del nostro in questa stagione? Alla rinfusa vi direi il Cittadella, il Perugia ed il Frosinone dell’andata… ma proprio queste tre formazioni già nel confronto del ritorno hanno proposto un volto decisamente differente, a conferma che i campionati vivono di tanti momenti differenti, più o meno positivi.

Non sono mai stato un Boscagliano convinto (ed ad un certo punto della stagione ammetto che sarei persino stato favorevole all’esonero) ma per ragioni diametralmente opposte. Temevo che la cura della fase difensiva fosse troppo approssimativa per una formazione che doveva innanzitutto assicurarsi i punti salvezza. Gli imputavo un limite nel caricare la squadra che in campo si tramutava in un difetto di concretezza nei momenti chiave. Invece devo riconoscere al Mister la capacità di aver saputo apportare i giusti correttivi tattici in corsa, in diversi momenti del campionato. Non ha mai perso la lucidità, nemmeno nelle situazioni più delicate, come invece spesso capita a molti suoi colleghi anche più celebrati. Non è facile accorgersi di avere lo stadio di casa contro come è accaduto a lui contro lo Spal e la domenica dopo andare a sbancare in quella maniera, con una prova tatticamente perfetta, il “Bentegodi” di Verona. I giocatori, cammin facendo, hanno tratto un motivo di forza ulteriore dalla serenità sempre autentica del loro tecnico. Boscaglia, sin dai primi di settembre, si è trascinato dietro la leggenda popolare del “ha la squadra che gli gioca contro…”. Non so cosa ci fosse del vero… perché non frequento gli spogliatoi di Novarello… ma dalla tribuna stampa ho sempre visto il suo Novara reagire alla grande proprio nei momenti difficili. Le cessioni di gennaio avrebbero portato molti altri tecnici alla caccia forsennata di alibi. Invece Boscaglia si è rimesso subito al lavoro, plasmando sin da Salerno un gruppo ancora più unito, compatto e determinato del precedente.

Soltanto un finale in caduta libera (tipo quello dell’Entella) avrebbe giustificato un ribaltone, ma anche un epilogo del genere è stato scongiurato dalle vittorie contro Cesena ed Entella. Nelle 9 gare giocate dal 1 aprile in poi abbiamo raccolto 10 punti. La flessione rispetto al ruolino delle precedenti 10 giornate (18 punti conquistati, esattamente il doppio) è evidente, ma in ogni caso non si è trattato di un disastro come si poteva temere dopo le brutte sconfitte contro Vicenza e Brescia.

Guardo la classifica e penso che in fondo il Novara sia nel posto che avrebbe dovuto occupare per qualità degli interpreti ed alternative. Delle otto squadre che ci precedono… mi sarei aspettato con una certa sicurezza di arrivare davanti solo alla sorpresa Cittadella. Ma la squadra di Venturato ha potuto vivere di rendita sull’abbrivio delle vittorie iniziali e di un volto tattico consolidato sin dalla trionfale stagione in Lega Pro. Così ha potuto gestire senza particolari scossoni di classifica anche una fase centrale costellata da sconfitte esterne in serie.

Sarebbe un peccato dunque ricominciare ancora una volta daccapo con tecnico e giocatori nuovi perché a settembre di solito parte forte proprio chi ha già delle certezze acquisite. Due anni fa non ero d’accordo sulla mancata conferma di Toscano, esattamente come l’estate scorsa ero dispiaciuto dal fatto che non rimanesse Baroni. Col tempo ho capito che non erano state delle scelte azzardate. Nel 2015 Teti si era reso conto che per reggere in serie B bisognasse cambiare parecchio la rosa che aveva appena superato in extremis il Bassano. Così facendo non avrebbe avuto senso confermare il “generale” Toscano e privarlo di molti dei “soldati” che l’avevano portato all’impresa. Nel 2016 era stato Baroni a non accettare un progetto meno ambizioso che invece Boscaglia ha sposato con entusiasmo e senza tentennamenti di sorta.

Tutto questo per dire che se il programma varato la scorsa estate ha ancora valore… non si può che ripartire dalle certezze chiamate Teti e Boscaglia che in quest’annata ci hanno garantito risultati almeno all’altezza della aspettative. Se invece le idee (e gli obiettivi) a Novarello fossero differenti tutto questo mio lungo discorso sarebbe destinato a cadere… con piena ragione di chi sostiene che dalle nostre parti non vi sia mai programmazione. Ma le parole di ieri di Mds paiono aver allontanato ogni dubbio in questo senso.

Chi vivrà vedrà… Per ora mi rammarico solo che l’ultima giornata di campionato sia piazzata di giovedì sera… tradendo per molti la malinconica dolcezza di un momento che ogni anno che passa è un po’ come l’ultimo giorno di scuola. La pagina conclusiva di un capitolo che si chiude, nel bene o nel male, in attesa di riaprirne un altro… per ora soltanto avvolto da speranze ed incertezze…

E se per noi la 42esima di regular season di B anche quest’anno non fosse l’ultima partita da vivere? Proviamoci… per non accumulare altri rimpianti… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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