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domenica 19 marzo 2017 - 08:09
di Massimo Barbero

E’ sempre tutta una questione di prospettive… Dopo lo 0-0 di Perugia io e Danny ci stringevamo la mano felici come se avessimo appena espugnato il “Camp Nou”. Ieri alla fine della gara di Avellino ci siamo guardati addirittura con un pizzico di delusione addosso perché alla fine del primo tempo pensavamo davvero di portarla a casa, tanta era stata la supremazia degli azzurri fino a quel momento.

La serie B è come un lungo incontro di pugilato. Quando riesci a mettere l’avversario all’angolo devi approfittarne per sferrargli più colpi possibili perché invece nonappena sarai tu a ritrovarti in difficoltà… non troverai nessuno pronto ad avere “rispetto” del tuo momento di crisi… Fino a due settimane fa l’Avellino correva discretamente forte. I 9 risultati utili conseguiti da Novellino avevano fatto passare in secondo piano anche la beffa del rigore del pari trasformato a Vercelli a tempo scaduto dall’ex Comi. Poi ci aveva pensato il Procuratore Federale a far saltare i nervi all’ambiente con quella richiesta di 7 punti di penalizzazione “sparata” a poche ore del match con il Perugia (per fatti del lontano 2014… sempre in attesa che i “treni del gol” giungano a destinazione…). La goleada patita in casa dalla formazione di Bucchi è figlia di un comprensibile smarrimento, simile a quello che abbiamo vissuto noi quel mercoledì sera di due anni fa a Como…  La settimana scorsa i biancoverdi hanno perso immeritatamente a La Spezia con il contorno di qualche decisione arbitrale contraria. E così il Novara si è trovato a giocare in un ambiente che patron Taccone ha provato ad incendiare con le dichiarazioni di inizio settimana e con l’incognita di un arbitro quale Ros che a Crotone nello scorso campionato ne aveva combinate di tutti i colori contro di noi.

I nostri sono stati bravi a partire forte per far lievitare la pressione sulle spalle dei “lupi” di casa. Temevo le iniziative di quel Verde che l’anno passato aveva rovinato la coda finale dei nostri play off a Pescara ed invece nei minuti iniziali è stato Calderoni a far la voce grossa proprio nel settore di campo dove agiva il romanista. Pronti via ed abbiamo fallito un’occasione clamorosa con Cinelli (che ha proprio mancato il pallone) sugli sviluppi di un’azione sfociata in un tiro di Macheda che è risultato meno semplice di quanto non mi fosse sembrato dal vivo. Nei minuti iniziali l’Avellino si è accontentato di stare “corto”, quasi sempre dietro la linea della palla per infastidire il nostro palleggio con un pressing appena accennato. Il Novara ha scovato comunque il varco per andare al tiro con Casarini che ha trovato la provvidenziale deviazione di Macheda a sorprendere Radunovic. Il minuto del gol mi ha subito fatto ripensare a quello della conclusione vincente di Bachlechner nell’unica volta in cui abbiamo espugnato Avellino (era il 1975, io ovviamente non c’ero…  è una partita che ho vissuto spesso nei ricordi di Renato Ambiel presente allora allo stadio). Per un quarto d’ora ci siamo illusi di poter incrementare il nostro bottino per poi disputare una partita in discesa sullo stile del Perugia. Purtroppo nel nostro momento migliore non abbiamo sfruttato un paio di palloni interessanti in area campana ed altrettante ripartenze non finalizzate al momento dell’ultimo passaggio. Passato il momento più delicato, Novellino ha riaggiustato le cose trasformando il suo 4-4-2 iniziale in un 4-3-3 che ha portato Castaldo largo a sinistra, ora libero di fare da sponda per gli inserimenti centrali dei compagni.

Ad inizio ripresa ci aspettavamo una partenza lanciata da parte degli ospiti ed invece siamo riusciti a controllare bene le cose per un altro quarto d’ora. Nel momento più delicato la panchina dell’Avellino ha azzardato la mossa imprevista: fuori Verde (che aveva appena vanificato un’azione molto pericolosa non agganciando un pallone che l’avrebbe proiettato a tu per tu con Da Costa) e dentro tal Belloni. Sulla carta poteva sembrare un azzardo togliere una mezzapunta in grado di risolvere da un momento all’altro una partita bloccata con una giocata personale. Invece il cambio ha dato la scossa alla squadra di casa che ha avanzato Laverone (prima dell’infortunio di Moretti l’ex del Varese avrebbe dovuto giocare da terzino ed invece si è ritrovato in corsa ad agire da esterno d’attacco) ed ha ritrovato la grinta e la determinazione delle giornate migliori. L’ingresso di Bidaoui ha accentuato l’aspetto tattico della gara che vedeva i padroni di casa scavalcare il centrocampo per cercare le proprie torri nel cuore dell’area con lanci lunghi o al massimo con palloni gettati dalle fasce laterali. Il Novara ha cominciato a sbagliare situazioni anche banali, a perdere contrasti in mezzo al campo, a non servire più in maniera adeguata gli attaccanti, comunque sempre braccati da vicino dai centrali “bloccati” della formazione di casa. L’Avellino ha creato decisamente meno rispetto a quello che aveva saputo fare l’Ascoli, pur sconfitto da noi a domicilio due settimane prima, ma ad un certo punto si avvertiva che il gol del pari era nell’aria. D’accordo, D’Angelo e compagni non hanno mai creato delle azioni veramente lineari. Però da metà secondo tempo in poi le mischie dalle parti di Da Costa sono diventate davvero troppo frequenti perché il nostro “golletto” di vantaggio potesse resistere saldo fino alla fine. L’elemento determinante per noi, nel bene o nel male, è stato Orlandi. Quand’è calato il giocatore italo-spagnolo alla squadra è venuto meno l’ideale raccordo tra centrocampo ed attacco (un po’ come era avvenuto contro lo Spezia) ed anche il lavoro di sacrificio di Casarini e Cinelli non ha più avuto sbocchi adeguati. Nel complesso si ha la sensazione che alcuni degli elementi arrivati a dicembre e gennaio (e che non hanno fatto una preparazione omogenea a quella dei compagni) dopo un avvio brillante adesso accusino una fisiologica flessione, almeno quanto alla tenuta alla distanza nelle singole partite. Fatta eccezione ovviamente per Chiosa che anche ieri ha offerto una prestazione di grande personalità dividendosi, a mio parere, la palma del migliore in campo con un eccellente Casarini. L’apporto che ci hanno dato tutti i nuovi innesti da fine gennaio ad adesso, in ogni caso, va al di là delle nostre più rosee previsioni.

Sarà importantissimo recuperare presto Dickmann (che prima dell’infortunio andava a mille) elemento in grado di assicurarci quel cambio di passo che Kupisz finora ha saputo farci vedere con il contagocce.

Tornando a ieri, incassato l’1-1 in quella maniera a meno di un quarto d’ora dal termine, c’era il rischio di precipitare come è successo altre volte in trasferta. Invece questo Novara non è più la squadra del girone d’andata. In corsa ha acquisito carattere, personalità ed unità d’intenti. Nel finale siamo andati vicini addirittura al colpaccio con Sansone rimettendoci a tirar fuori la testa con convinzione a dimostrazione che in fondo ne avevamo ancora da spendere. Lukanovic ha giocato troppo poco per meritare un voto in pagella, ma nei pochi minuti in cui è stato impiegato ha difeso e gestito palloni che Galabinov, Macheda (ed anche Sansone) non riuscivano più a tenere.

Al fischio finale il “Partenio” ha esultato (moderatamente) per questo pari in rimonta applaudendo i propri giocatori per l’impegno profuso. Un anno e mezzo fa c’erano state solo “pernacchie” per la squadra di Tesser che pure aveva messo sotto il Novara decisamente di più rispetto all’Avellino visto ieri. Come dicevo in apertura… è sempre questione di prospettive…

Dalla conclusione del mercato di gennaio abbiamo affrontato in trasferta solo squadre “abbordabili” (nel senso di formazioni che ci seguivano in classifica). Il bilancio da Salerno in poi è estremamente lusinghiero anche fuori casa: 2 pareggi ed altrettante vittorie. A volerci mettere dentro pure la giornataccia di Trapani (quando ancora c’era Viola e non schieravamo Chiosa, Cinelli, Orlandi e Lancini) la media resta comunque alta. Ora però la musica cambia. Affronteremo in rapida sequenza Bari, Spal e Frosinone… insomma le grandi che si contenderanno play off e promozione diretta da sfidare in casa loro. Al “San Nicola” vedremo quanto vale il “nuovo” Novara anche in questo tipo di partite… Onestamente avrei preferito affrontare un Bari forse un po’ “presuntuoso” ed apparentemente imbattibile come quello che si presentava dopo il colpaccio di Benevento  piuttosto che un Bari scornato dalla scoppola di Trapani e rabbioso di rivincita… ma oviamente non si può essere sempre nel posto giusto al momento giusto… L’importante è esserci, ovvero tornare con cadenza regolare in stadi che fino al 2010 potevamo vedere solo in tv e lottare sul campo a testa alta fino alla fine… Forza Novara sempre!!!

Ps: dalla Lega di A rimbalza la notizia “demenziale” dell’idea di un campionato senza più alcuna contemporaneità con 10 partite “spalmate” lungo tutto il week end per diritti tv da piazzare specialmente all’estero (mi immagino la fila di compratori stranieri… per certi match privati di stimoli di classifica a partire da gennaio…).

Se il progetto prenderà davvero corpo potrebbe essere l’occasione giusta per restituire invece la serie B a chi ama andare allo stadio. Fissando cioè tutti gli incontri o quasi alle 15 della domenica (giorno ed orario festivo hanno certamente favorito l’afflusso al “Piola” anche nel recente derby con la Pro) per la felicità delle gente che il sabato lavora e magari la sera avrebbe altro da fare...

Massimo Barbero

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