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domenica 15 gennaio 2017 - 01:15
di Massimo Barbero

I 6881 spettatori (ospiti compresi) che hanno assistito alla semifinale play off con il Pescara rappresentano un motivo di riflessione per chi lavora nel Novara Calcio e soprattutto per chi ha l’azzurro nel cuore. Senza sconfinare oltre la barriera del nostro campionato di A (in vista del quale la capienza del “Piola” è stata ampliata) preoccupa in prospettiva l’emorragia di circa 2000 persone rispetto ai play out con il Varese del 2014 e di più di un migliaio di presenti nel paragone con i play off contro l’Empoli (che aveva certamente meno tifosi al seguito rispetto agli abruzzesi) di un anno prima.

Le cessioni estive di alcuni uomini simbolo (Pablo in primis), l’inizio di campionato affannoso della formazione di Boscaglia ed il sopraggiungere del “Generale Inverno” hanno poi inevitabilmente accentuato un trend negativo che era già percepibile durante gran parte dell’annata targata Baroni.

Qualcuno obietterà… ma ti ricordi che razza di tempo che c’era la domenica dell’andata con la compagine di Oddo? Vero… ma qui sta il punto. Dopo un’impresa come quella di Bari… in un’altra città la gente avrebbe preso d’assalto il botteghino sin dal mattino successivo senza preoccuparsi di consultare “Il Meteo.it” o, se preferite, “Frate Indovino”… Dov’erano finiti tutti quelli che la settimana prima di Novara-Cremonese dell’aprile 2010 mi avevano quasi obbligato a spegnere il cellulare sul lavoro… per non dover sottostare a continue telefonate del genere: “Ciao come stai? E’ un po’ che non ci sentiamo… Senti… riusciresti mica a recuperarmi un biglietto per domenica?” Onestamente di coloro che vengono a vedere una partita che vale un bella fetta di serie A solo se il cielo è limpido…  e la temperatura accettabile… ce ne facciamo poco. Per carità, se alla fine decidono per il sì… sono comunque i benvenuti… ma nel complesso la loro presenza non sposta di granchè il problema.

Piuttosto di solito le annate più belle fanno sempre innamorare qualche nuovo tifoso che poi resta “attaccato” anche quando le cose cominciano ad andare meno bene. Purtroppo evidentemente non è accaduto nella stagione conclusa lo scorso giugno. Eppure il 2015-16 è stato complessivamente esaltante per un Novara che l’anno prima, con il tutto il rispetto, se la doveva vedere con Giana e Renate: in un sacco di occasioni abbiamo segnato 4 gol in casa… abbiamo espugnato stadi che fino a pochi anni prima vedevamo solo in tv come… Vicenza, Livorno, Perugia, Ascoli, Cagliari, Pescara, Bari… senza dimenticare Vercelli! Ed allora perché questa flessione complessiva di presenze rispetto ai precedenti campionati di B? La cessione di Gonzalez ha certamente disamorato qualcuno… ma è arrivata a processo di disaffezione già cominciato… non ne è stata la causa principale.

Molti di voi mi risponderanno: “gran parte di colpa è di una società troppo lontana dalle esigenze dei tifosi…”. Forse, ma ora ribalto la domanda: se voi foste a Novarello, al posto di Mds e Morganti e collaboratori assortiti… cosa fareste di diverso per riempire di nuovo il “Piola, incognita dei risultati a parte? Io, personalmente, proporrei per la prossima stagione abbonamenti a prezzi ridotti per curva e distinti per cercare di allargare lo zoccolo duro dei presenti (meglio fare così che varare promozioni isolate che scontentano gli abbonati e non fidelizzano gente nuova). Eppoi ritoccherei leggermente verso il basso anche il costo del biglietto della “Nord” e garantirei un numero telefonico sempre attivo per i problemi di qualsivoglia genere (biglietti, tessere del tifoso, gadgets, etc) di supporters azzurri di ogni età e qualsiasi settore. E poi?

Eppoi secondo me dobbiamo guardare anche altrove e fare tutti la nostra parte di autocritica. Da piccolissimo avevo del Novara Calcio la percezione di una squadra perdente perché quello era ciò che mi trasmettevano i grandi con cui passavo la maggior parte del tempo della mia giornata. Pensavo: “che fesso il papà che va allo stadio a prendere freddo per vedere una squadra che le prende molto spesso. Io me ne sto casa al caldo e mi gusto a Novantesimo Minuto la Juve che vince” Poi mi è bastato andare una-due-tre volte allo stadio per innamorarmi per sempre dei colori azzurri. Perché quei distinti avevano una carica positiva irresistibile che mi faceva credere che quel Novara avrebbe risalito le categorie con una facilità irrisoria. Per me bambino Fabio Scienza era davvero un calciatore di serie A che per puro caso si trovava a sfidare le malcapitate Brembillese o Rhodense. Ogni volta che assistevo ad una vittoria azzurra ero convinto che si trattasse solo del primo di una serie di successi che ci avrebbero portato a scalare la classifica fino alla promozione. Quello striscione sugli spalti “Forza Novara… in B si va!!!” mi faceva intuire che anche in C1 saremmo stati solo di passaggio. Quando si giocava in trasferta mi attaccavo alle radiocronache di Gianni Milanesi che urlava da Casatenovo Brianza per un rigore parato da Pietro Villa più di quanto avesse fatto Nando Martellini dal “Bernabeu”.

Ho smesso presto di credere a Babbo Natale… ma, credetemi, fino ai 25-26 anni… prima età della ragione… sono sempre andato allo stadio di ottimo umore, convinto che la partita a cui stavo per assistere l’avremmo vinta, chiunque andasse in campo e contro qualsiasi avversario giocassimo.

Certo, i lunghi campionati di C2 avevano logicamente spento tutti gli entusiasmi… ed ad inizio degli anni novanta il nostro stadio molto spesso era diventato un vero e proprio mortorio. Ma bastava una scintilla, una novità, una speranza, un Beppe Folli che segna due gol a Leffe per riaccendersi di colpo… per credere di nuovo che quello sarebbe stato davvero l’anno buono.

I tempi sono cambiati, la passione dei bambini (e non solo) per il calcio non è più quella di una volta. Ma onestamente dubito che anche il Massimo Barbero di allora si infatuerebbe altrettanto facilmente del Novara calando nel “Piola” attuale (a dispetto di una serie B da gustare!) con curva e distinti vuoti e silenziosi e in un ambiente pieno di divieti e limitazioni.

Onestamente, leggendo ogni giorno “muro” e social e chiacchierando con la gente davanti allo stadio o in centro città, credo che il 2016 da poco concluso possa essere considerato l’anno in cui si è registrato il malcontento (o mugugno) collettivo più elevato se rapportato ai risultati raggiunti sul campo. 55 punti (equamente divisi nelle due stagioni) rappresentano un bottino almeno accettabile per una squadra che ha come obiettivo la permanenza in categoria. Eppure chi parla della nostra squadra lo fa quasi sempre con quel sottofondo di pessimismo-scontentezza-rassegnazione che rende l’argomento poco gradevole anche a chi come me vive di pane e Novara. Nessuna contestazione particolare (tantomeno violenta o incivile) per carità, solo uno strisciante clima di sfiducia che, secondo me, non fa bene a nessuno. Ci si approccia alla quotidianità della serie B quasi come se fosse la C2 di inizio anni novanta che onestamente aveva “stomacato” tutti.

Per questo la telefonata del grande Clementoni la mattina di Natale è stato il regalo più bello che potessi ricevere. Nonostante la fresca mazzata di Chiavari non aveva perso nemmeno un briciolo del suo solito ottimismo: “Vedrai, ci rifaremo venerdì sera…”. Un’autentica boccata d’aria (azzurra) piacevolmente salutare!

Eppure la passione, i numeri, il sostegno collettivo sono il bene più prezioso di ogni squadra di calcio, di qualsiasi realtà sportiva. La vera dote che si tramanda da un Presidente all’altro, ed in ogni famiglia di padre in figlio, al di là delle sconfitte, delle retrocessioni. Noi quarantenni (ed over quarantenni) impazzivamo per quell’Hockey Novara che poi ci è stato portato via nell’indifferenza generale. Quando nel 2009 la società più scudettata d’Italia è stata retrocessa in A2 a tavolino eppoi nemmeno iscritta al campionato successivo… dei 4-5 mila che affollavano il palazzetto negli anni ottanta… a gridare la loro rabbia erano rimasti solo il “Lungasc” ed il “Vladi”. L’apatia cittadina ha reso il compimento di quel vero e proprio “crimine sportivo” di una semplicità disarmante. All’opposto, al di là di poco limpidi e censurabili intrecci di potere, a salvare quest’autunno il Pisa è stata anche la passione delle migliaia di persone che hanno continuato a lottare, gridare e manifestare ogni giorno. E l’interesse dei media locali catalizzato da autentiche “catene” radiofonico-televisive inimmaginabili dalle nostre parti.

La frase “meriterebbero uno stadio completamente vuoto…” che qualche concittadino mi dice per strada quando le cose non vanno… è quella che mi fa più dispiacere. Uno stadio vuoto non è un dispetto a Mds (o, se volete vederla in maniera semplicemente cinica, al suo portafoglio) o a chicchessia. E’ una ferita per chiunque abbia il Novara nel cuore (e dunque Mds compreso) perché il “Piola” è innanzitutto la nostra casa e tale resterà per sempre.

Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per rendere la nostra casa più azzurra ed accattivante. Innanzitutto i club organizzati che hanno l’onere di lavorare anche e soprattutto per uno stadio più pieno, possibilmente con tanti ragazzi, e per portare sempre più gente in trasferta. E’ bastato organizzare un pullman e colorare quella curva di Chiavari con un tifo spontaneo e sereno… come non si vedeva da qualche tempo… per addolcire comunque la trasferta in Liguria, al di là del severissimo punteggio.

Anche il mio inizio di 2017 è pieno di buoni propositi. Un anno fa di questi tempi mi sentivo un po’ appagato… dalla cavalcata che, pur tra difficoltà di ogni genere, ci aveva portato in pochi mesi dal Lumezzane e dalla Feralpi Salò al terzo posto a Natale in serie B… Ora invece avverto che il “nostro” Novara ha ancora tanto di bisogno di appassionati autentici come me (e gran parte di voi che mi state leggendo in questo momento) per brillare come adesso, e magari persino un po’ più di adesso, ancora per tanto tempo. Per questo cercherò di seguire il più possibile la squadra di Boscaglia anche nelle numerose trasferte al centrosud che ci attendono da sabato in poi. Per questo, non potendolo fare sugli spalti per ovvie ragioni, non smetterò di sfogare la mia passione azzurra negli immancabili editoriali settimanali da concludere con il consueto… Forza Novara sempre!!!   

Ps: la priorità per chi scrive un articolo è quella di risultare comprensibile ai propri lettori. Evidentemente devo aver toppato di brutto la scorsa settimana… visto che per tutta la domenica si è trascinata una discussione che partiva da un concetto di base quasi opposto a quello che intendevo esprimere. Sono assolutamente d’accordo con chi dice che non ci sia stata grande programmazione tecnica (i progetti societari sono un’altra cosa) nelle ultime stagioni del Novara Calcio, anche alla luce dei continui cambi di categoria dal 2010 in poi (C-B-A-B-B-C-B-B). Proprio per questo, dicevo, nell’estate scorsa si è cercato di voltare pagina, per assestarsi finalmente in cadetteria con una squadra più giovane, senza contratti destinati a diventare insostenibili nel tempo e con meno uomini in prestito rispetto alle annate precedenti.

Se sia stato finalmente l’inizio di vera programmazione… oppure solo l’ennesimo tentativo destinato a durare il tempo di un colpo di sole… al di là delle opinioni preconcette di qualcuno, lo potremo capire solo dalle scelte che verranno compiute la prossima estate...

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