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domenica 23 ottobre 2016 - 11:52
A cura di Massimo Barbero

Che strano microcosmo quello del calcio… Toscano a Novara ha vinto, in condizioni non semplici, campionato e Supercoppa. Eppure durante tutta la sua stagione sulla panchina azzurra non ha mai ricevuto l’ovazione (certamente meritatissima) che gli è toccata una volta rientrato da allenatore dell’Avellino.Mi piace pensare che tra coloro che ieri lo acclamavano ad inizio gara si nascondesse gente che non gli aveva risparmiato una pioggia di insulti in quel Novara-Bassano di metà ottobre quando la stoccata di Iocolano ci aveva portato virtualmente a -10 (ancora senza penalizzazioni) dalla truppa di patron Rosso. E che tra gli urlatori festanti si mischiasse comunque gente che due anni fa aveva continuato ad inveire nei confronti del tecnico calabrese fino all’intervallo dell’ultima sfida di Lumezzane, con il punteggio ancora bloccato sullo 0-0. Mi piace pensare che il grande “Mimmo”, con la sua solita umanissima semplicità, salutando il collega Boscaglia prima del fischio d’inizio gli abbia detto qualcosa del genere: “Sapessi quanti insulti hanno tirato a me dopo il 3-0 di Perugia…”.

Io provo ogni volta ad essere lucido e razionale nell’analisi della gara, senza farmi condizionare dagli umori della piazza (quasi sempre leggo il “muro” soltanto dopo aver inviato quest’articolo a Danny) e possibilmente senza nemmeno farmi traviare troppo dal risultato finale che talvolta è soprattutto la conseguenza di episodi più o meno fortunati.E vi dico che il Novara di ieri mi è piaciuto di più di quello che due settimane fa aveva vinto una partita molto simile contro l’Ascoli. Perché rispetto ad allora non abbiamo mai rischiato di andare sotto, continuando ad attaccare “con giudizio” senza incassare velenose ripartenze (salvo quella che ha portato al tiro Verde sull’1-0 per noi). Perché a differenza del match con i marchigiani (quando ci eravamo resi pericolosi quasi esclusivamente su azioni di rimessa) stavolta la partita l’abbiamo dovuta fare noi contro un avversario sempre chiuso e sceso in campo con la priorità di non lasciarci spazio alcuno.Contro l’Avellino si è visto un Novara “logico”, che ha sfruttato appieno tutte le proprie potenzialità attuali. Come ho detto a Vercelli, è impensabile rinunciare a questo Viola. Un giocatore che non sarà più quello (straordinario) dell’autunno di un anno fa, ma che in questo pur altalenante avvio di stagione già per ben due volte ha sbloccato il risultato in casa, come nel 2015-16 non era mai capitato (al “Piola” aveva segnato solo contro il Vicenza a vittoria ormai in cassaforte).

Non occorreva essere degli esperti di calcio per capire che non sarebbe stata una bella partita. Si affrontavano da una parte una squadra in crisi d’identità, reduce da 5 sconfitte esterne consecutive e contestata dal proprio pubblico e dall’altra una formazione scesa in campo quasi esclusivamente per distruggere il gioco avversario. Soltanto un episodio iniziale avrebbe potuto cambiare il copione quasi scontato di una sfida bloccata. Stavolta gli azzurri hanno fatto davvero il possibile, con le armi a loro disposizione. Mai come ieri si è sentita la mancanza di un Evacuo nell’area di rigore avversaria in grado di capitalizzare i palloni sporchi che l’Avellino fatalmente era destinato a concederci. Bajde ed Adorjan (e non Sansone) si sono mossi tantissimo per andare a creare varchi apparentemente inesistenti, ma ovviamente, per il trito e ritrito paragone della coperta corta, mancava un finalizzatore nell’area di rigore avversaria.Soltanto nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione gli ospiti hanno cominciato ad affacciarsi in avanti con contropiedi potenzialmente pericolosi (sventati una volta da Adorjan ed un’altra da Troest con un giallo “provvidenziale”) facendoci temere quello che sarebbe potuto accadere nella ripresa a squadre più stanche e fatalmente allungate.Ed invece dagli spogliatoi è uscito un Avellino ancora maggiormente convinto a pensare soltanto a difendere un prezioso pareggio. Ed un Novara che invece aveva scelto una nuova soluzione tattica per cercare di scardinare il muro biancoverde.

La sostituzione di Adorjan è risultata impopolare perché il magiaro, pur nel contesto di una prestazione non brillantissima, sembrava tra i più in palla dal punto di vista temperamentale. Boscaglia però voleva piazzare due giocatori sulle corsie esterne per allargare una retroguardia avversaria che potesse andare in difficoltà proprio sulle fasce. Specialmente dalla parte in cui Di Mariano si sarebbe trovato di fronte un Gonzalez adattato a fare il laterale ed apparso sin dai primi minuti in affanno se puntato con convinzione dai nostri giocatori. Il nuovo schieramento ha rivitalizzato anche Sansone, più a proprio agio una volta riportato alle spalle di Bajde. Il vantaggio del Novara può sembrare casuale se si considera che il tiro di Viola ha fruito di una deviazione determinante. Lo è molto meno però se si tiene in debita considerazione anche che nel primo quarto d’ora della ripresa i nostri hanno avuto in diverse occasioni la possibilità di andare al tiro dal limite. A furia di lasciar calciare i nostri centrocampisti a ridosso dell’area (seppur con il fastidio di un muro biancoverde davanti) qualcosa prima o poi doveva accadere…Sotto di un gol Toscano, al di là dei numeri, ha fatto più o meno la stessa mossa che era risultata vincente per Longo una settimana fa inserendo un’altra punta centrale (Castaldo come La Mantia) e cercando di sfondare sugli esterni. Boscaglia però non è stato a guardare. L’ingresso di Romagna ha permesso di rinforzare il nostro pacchetto arretrato evitando che un Calderoni, provato dalla spinta iniziale, potesse andare in affanno di fronte agli esterni avversari, proprio come era successo con Mustacchio. Discesa di Verde a parte (avvenuta quando giocavamo ancora con la difesa a quattro) non abbiamo mai rischiato di incassare un pareggio che sarebbe stato certamente immeritato.Dobbiamo essere coerenti almeno con noi stessi e con le idee appena espresse.

Non si possono passare 9 giornate di campionato ad inveire (anche legittimamente) contro Galabinov perché non si sbatte… ed alla decima fischiare Bajde perché all’85’, stremato dopo aver corso come un indemoniato sino a quel momento, sbaglia banalmente un pallone a metà campo. A me piace lo spirito degli Adorjan, degli Armeno, dei Bajde e dei Di Mariano. Ragazzi che stanno affrontando la grande occasione della loro carriera pallonara con la voglia di dare tutto in campo e di migliorare strada facendo. Non si può pensare siano loro, di colpo, a risolvere una situazione che rimane delicata. Ma ci possono dare comunque qualcosa di importante. A patto di non pretendere subito troppo da ragazzi alla prima esperienza in cadetteria e/o di non caricarli di una sfiducia preconcetta ed autolesionistica.Questo campionato di B ci insegna che è pericoloso vivere di ricordi. Il Trapani ha tenuto tutti i propri gioielli (Citro, Petkovic e Coronado) e si ritrova sul fondo della classifica ancora senza vittorie e con un Cosmi arrabbiato per lo spirito (non) messo in campo dai suoi. Destino appena leggermente migliore per le altre protagoniste degli ultimi play off: Cesena e fino a ieri (ahinoi) Novara e Bari. Si salva per ora solo lo Spezia (Di Carlo è un tecnico da categoria superiore) che pure prima del successo sul Brescia di venerdì scorso era reduce da due sconfitte consecutive.La partita con la formazione di Stellone è un test probante per capire se questo Novara sia davvero sulla strada della guarigione.

Finora non abbiamo mai centrato due risultati positivi di fila e chiudere questa settimana intensa senza altre sconfitte sarebbe già un gran bel segnale. Da un certo punto di vista la partita con i “galletti” sarà più semplice di quella contro l’Avellino perché ci troveremo di fronte una squadra che verrà a Novara per cercare la vittoria e ci lascerà gli spazi per distenderci nel nostro gioco in velocità. Dall’altro stavolta affronteremo una squadra dalle potenzialità offensive decisamente superiori a quelle di tutte le avversarie incontrate finora al “Piola” (e forse anche fuori casa) ed in questo senso dietro ci sarà parecchio da soffrire.Non ho dimenticato quel risveglio, assonnato e felice, a Bari la mattina del 26 maggio scorso. In una città ferita da una delusione calcistica cocente mi sentivo orgoglioso di essere tifoso del “mio” Novara, passato in pochi mesi dalle tensioni di Meda e Lumezzane al sogno di un’altra serie A. I gol di Gonzalez e Galabinov e lo sfrontato coraggio di tutti gli azzurri in campo aveva reso la nostra “piccola” Novara una metropoli pallonara, scacciando via decenni di complessi di inferiorità. Riaffrontiamo i “galletti” a cinque mesi esatti da quella notte indimenticabile e nel frattempo sono cambiate tante cose, purtroppo non tutte in meglio per noi, anzi.

Ma, per piacere, martedì sera portiamoci sugli spalti del “Piola” almeno un po’ dell’orgoglio di quella magica notte di primavera inoltrata per sostenere con convinzione nei 90’ di gioco chi indossa l’azzurro…

Forza Novara sempre!!!



Massimo Barbero

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